lunedì 9 settembre 2013

A corto di idee, recensione su Riddick

L'inizio è convincente: belle le atmosfere, affascinanti gli scenari di un mondo rosso, ostico e difficile.

Riddick è ferito. Fatica a sopravvivere. Deve difendersi contro animali feroci e mostruosi. Ha la necessità di ritrovare il proprio istinto per non soccombere.

In un gradevole flashback, la sua memoria torna al perché sia finito solo e in difficoltà su quel mondo abbandonato.

I modi in cui si nutre, combatte e avvelena il suo stesso corpo sono suggestivi e promettono bene. 

Quando Riddick scopre una base di mercenari, capisce che richiamare alcuni di loro dallo spazio profondo, attirandoli con la taglia che c'è sulla sua testa, è l'unico modo per procurarsi un pass per la fuga da quel pianeta.

Le navi spaziali atterrano e Riddick inizia a giocare al gatto con il topo. I toni sfumano quasi nell'horror. Le scene diventano più sanguinolente. La tensione si alza. 

Ma nella seconda parte del film sembra quasi che le idee vengano a mancare. Gli animali che Riddick si trova a combattere si moltiplicano semplicemente di numero, mentre i mercenari ovviamente cadono uno dopo l'altro. La ripetitività della scene quasi annoia. Il finale non riserva nessuna sorpresa. Peccato, viste le premesse, ci si sarebbe potuto aspettare qualcosa di più.

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