mercoledì 6 marzo 2013

Emozioni nella Nuvola - Serie 2 - I episodio

Intelligenze secondarie

«È lunga da spiegare...» dice Isabella all'uomo con il fucile puntato alla sua schiena.
«Peccato, perché non ho molto tempo per star qui ad ascoltarti!» risponde lui, sferrandole il calcio del fucile sulla nuca.
Isabella si sveglia legata a una sedia, inzuppata da capo a piedi; un uomo, alla sua destra, ha un secchio in mano.
«Bene, la principessina è tornata tra noi. Non ti preoccupare, da queste parti non ci si ammala per un po' d'acqua. Ora ci vuoi dire come sei arrivata qui?»
Isabella alza gli occhi. La vista è offuscata. Il dolore alla testa è insopportabile. La voce dell'uomo con il secchio le sembra la stessa di prima. È alto e muscoloso, capelli scuri.
«Bambolina, parli o dobbiamo iniziare a sporcarci le mani?» Interviene una donna di fronte a lei. Isabella cerca di metterla a fuoco. Ha la carnagione scura, i capelli neri, legati.
«Come stavo cercando di dire al tuo amico» inizia a spiegare Isabella, ogni parola una fitta di dolore, «c'è molto che dovete sapere...»
«E qui ti sbagli, brutta troia. Noi, invece, sappiamo già troppo di te. E siamo decisamente incazzati» la interrompe un secondo uomo, basso, tarchiato e con un enorme tatuaggio sul braccio.
Sanno dell'omicidio di Lin, pensa Isabella. «Avete ragione a non essere contenti, ma lasciate...»
«Brutta puttana!» dice l'uomo alto al suo fianco, scaraventando via il secchiello. Si getta su di lei: la sedia si ribalta e finiscono entrambi a terra, dove lui inizia a tempestarla di pugni, finché la donna e il secondo uomo non lo trascinano via. «Lin era un mio amico! Era uno di noi! L'hai ucciso a sangue freddo. Te la farò pagare, brutta cagna in calore,» continua l'uomo, trattenuto dall'altro a fatica.
Il naso di Isabella sanguina. La vista è ancora più offuscata. La donna si accosta. «Mi chiamo Lorena e ora vorrei sapere come cazzo sei arrivata sulla nostra isola. E basta giochetti, per favore.»
«Senti, Lorena, per quanto pazzesco possa sembrare, ho avuto la vostra posizione da DataCom. Però, credetemi, non avete nulla da temere.»
Lorena e i due uomini impallidiscono. Istintivamente guardano fuori dalla finestra, quasi si aspettassero di vedere una squadra d’intervento DataCom scendere dal cielo.
L'uomo col tatuaggio lascia l'amico, imbraccia il fucile e lo punta verso Isabella. Posa il dito sul grilletto e prende la mira. Lorena alza una mano. «Aspetta. Sentiamo cos’ha da dire.»
Se sbaglio una parola, sono morta. «Sentite, chi, o cosa, mi ha fornito l'informazione, la tiene per sé. Siete al sicuro. Nessuno verrà a cercarvi.»
L'uomo col fucile interviene, la fronte imperlata di sudore: «Lorena, dobbiamo farla fuori. Ci ha detto di DataCom solo perché sapeva che l'abbiamo vista uccidere Lin. È stata mandata qui a farci perdere tempo. Uccidiamola e fuggiamo. Non possiamo lasciare la nostra vita nelle sue mani.»
Lorena si morde il labbro. È visibilmente combattuta. «Spiegami chi ti ha dato quest'informazione e perché. E sii chiara o questa volta ti uccidiamo davvero.»
Isabella ci riprova: «C'è molto che dovete sapere. In DataCom le intelligenze artificiali non hanno una posizione univoca. Il piano per la selezione della razza umana è solo l'elaborazione principale. È, come dire, il frutto dello scenario più probabile. Esistono tuttavia intelligenze secondarie e indipendenti che hanno elaborato piani diversi. È complicato da spiegare ma, in sintesi, gli umani non devono necessariamente essere selezionati: esiste ancora una speranza e...»
«Lorena, mentre questa stronza inventa puttanate, stanno venendo a cercarci. Devi decidere. Dobbiamo andarcene, ora!» dice l'uomo col fucile, il dito che inizia a premere sul grilletto.
«Io l'ammazzo questa puttana,» l'uomo alto si getta verso la gola di Isabella con un coltello in mano.
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